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mercoledì 28 agosto 2013

L’ECONOMIA CONDIVISA – L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA - LUSSO
Una lettrice scrive:

Dalla notte dei tempi il mondo è suddiviso in ricchi e poveri. Anche nel mondo animale ci sono i leader che controllano il territorio; gli altri sono sottomessi o al massimo gregari.
Cristo ci ha insegnato a non essere così. “Chi vuol essere il primo tra voi sia il servo di tutti”, ci ha detto.
In Gerusalemme, dopo aver creduto, i fedeli mettevano ogni cosa in comune. Oggi ciò sarebbe difficilmente applicabile, ma il concetto cristiano della condivisione e dell' aiutare chi è nel bisogno rimane sacrosanto. Come si può essere felici, sapendo che mentre un credente vive sazio, un altro è nella miseria?
Qualcuno ha affermato in questo blog, mi pare, che solo i grandi personaggi dell’economia possono far qualcosa per i miseri, ma se ciascuno di noi aspetta che si muovano gli altri, difficilmente cambierà mai qualcosa. Non dobbiamo sentirci estranei al problema. Facciamo tutti parte dello stesso ingranaggio; e se qualcosa non funziona, l’intero ingranaggio s’ inceppa. Come in questo periodo: crisi economica, da cui sembra difficile uscire se non in tempi abbastanza lunghi.
Comprendo pienamente il punto di vista del lettore architetto, che dice di trovarsi senza lavoro dopo aver speso energie e competenze per dare il meglio di sé.
L’arrivismo di molti nulla ha a che fare con la volontà che tutti abbiano la loro equa parte nel processo di giusta convivenza civile.
Perché si tratterebbe di un vero e proprio processo: riciclaggio di risorse, anche umane, messe nella giusta postazione di lavoro; utilizzo di materiali poveri e non inquinanti nelle fabbriche; ritorno all’agricoltura, anche. Nelle fabbriche le macchine hanno pian piano sostituito il lavoro manuale: io tornerei a quest’ultimo, utilizzando le macchine al minimo indispensabile per restituire all’uomo il lavoro. La creazione di piccoli gruppi, di cui il fratello Giambrone mi parlava tempo fa, che aprano e gestiscano piccole  attività (anche fabbriche artigianali, aggiungerei io) in settori non ancora saturi, potrebbe essere un passo nella direzione dell’economia condivisa.
Ma, anche senza voler appartenere a un gruppo o pensare in termini di globalizzazione, possiamo nel nostro piccolo fare qualcosa: “aprire le palme al povero”, come dice Gesù, scambiarsi servigi, come altri suggeriscono nel blog, non approfittare degli altri (altro concetto biblico), mettere i propri talenti al sevizio della comunità, anche in forma disinteressata, per quanto possibile.
Consiglierei all’architetto citato di continuare a credere e a pensare che le sue energie non sono andate perdute, sapendo che il Signore non abbandona mai quanti confidano in Lui.


Gioconda Cutri’

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