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giovedì 12 dicembre 2013

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
UN LETTORE SCRIVE:

Esatto, è quello che intendevo affermando la necessità primaria del  progetto e coordinamento.
Solo così si possono individuare le disponibilità e le risorse e solo così si può ragionare a medio lungo termine.
Ma se ciò non è fattibile o concretizzabile la solidarietà si esplica con il solidarismo assistenziale perché un problema vitale non può attendere i tempi futuri...
Ben lo sperimentano sulla loro pelle gli immigrati di Lampedusa. Non si deve mai commettere l'errore di perseguire l'obiettivo finale con la necessità o la possibilità contingente.

La solidarietà è frutto d'amore ed i cristiani dovrebbero abbandonare ideologie, particolarità, paure, pregiudizi ed egoismi come ha insegnato il loro Signore particolarmente con il Sermone del monte.

Con buona pace per le tante chiese che investono cifre stratosferiche per mantenere in piedi strutture organizzative gigantesche che tutelino i loro interessi denominazionali e personali...

2 commenti:

  1. Non un commento ma piuttosto :
    LA LEGGENDA DEL VISCHIO

    Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno.
    Gli affari, quel giorno, erano andati benissimo: comprando a dieci, vendendo a venti, moneta su moneta, aveva fatto un bel mucchietto
    di denari.
    Si levò. Li volle contare. Erano monete passate chissà in quante mani,
    guadagnate chissà con quanta fatica. Ma quelle mani e quella fatica
    a lui non dicevano niente.
    Il mercante non poteva dormire. Uscì di casa e vide gente che andava
    da tutte le parti verso lo stesso luogo.
    Pareva che tutti si fossero passati la parola per partecipare a una festa.
    Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò: - Fratello, -
    gli gridarono - non vieni?
    Fratello, a lui fratello? Ma che erano questi matti? Lui non aveva fratelli.
    Era un mercante; e per lui non c'erano che clienti: chi comprava
    e chi vendeva.
    Ma dove andavano?
    Si mosse un po' curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli.
    Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli !
    Ma lui cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello.
    Quante volte li aveva ingannati? Comprava a dieci e rivendeva a venti.
    E rubava sul peso. E piangeva miseria per vender più caro.
    E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva
    per donare.
    No, lui non poteva essere fratello a quella povera gente
    che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita.
    Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro,
    davanti alla Grotta di Betlemme.
    Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote;
    anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco.
    Entrò nella grotta insieme con gli altri; s'inginocchio insieme agli altri.
    - Signore, - esclamò - ho trattato male i miei fratelli. Perdonami.
    E proruppe in pianto.
    Appoggiato a un albero, davanti alla grotta,
    il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò.
    Alla prima luce dell'alba quelle lacrime splendettero come perle
    in mezzo a due foglioline.

    Era nato il vischio.

    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=617983404906280&set=a.114016655302960.6655.114014721969820&type=1&theater

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  2. Inizierei questo commento così:" Dalla predica..alla pratica".


    ......si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un
    asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto.
    Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?. Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo
    capisci, ma lo capirai dopo."
    Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!".
    Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me".
    Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i piedi,ma anche le mani e il capo!"
    Soggiunse Gesù: Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi
    se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi,
    ma non tutti".
    Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete mondi".
    Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Sapete ciò che vi ho fatto?"
    Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.
    Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi
    dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
    Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io,facciate anche voi.
    In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.
    Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica".

    Da qui lo spunto per renderci conto che poco contano le parole, ma molto di più i fatti; lavarsi i piedi a vicenda vuol dire permeare la vita di gesti di servizio reciproco lì nell’ambiente in cui siamo. Il discepolo di Gesù, poiché ha sperimentato concretamente cosa significa essere amato e servito da Lui, è chiamato ad essere a sua volta “servitore”. Servire non nasce dal senso del dovere ma da un’esperienza vissuta; la mia esperienza personale è la condizione per “avere parte con Gesù”, per lasciare che mi doni la capacità di amare e servire come Lui ha fatto.
    Una predica strana. Perché a pronunciarla non sono le parole, ma solo i gesti. Un catino, un asciugatoio, un asciugamano, cose di tutti i giorni. Dio non ci chiede cose eccezionali, ma cose di ordinaria amministrazione. Della lavanda dei piedi, in altri termini, dobbiamo recuperare il valore della reciprocità. Che è l’insegnamento più forte nascosto in quel gesto di Gesù.
    Finora forse ne abbiamo fatto un po’ troppo un esercizio eroico di conquista. L’abbiamo scambiato per uno stile d’accaparramento di benevolenze mondane. L’abbiamo inteso come un espediente missionario capace, se non di provocare la fede, almeno di vincolare le emozioni dei cosiddetti perduti.
    Pazientemente il Signore aspetta che mettiamo in opera il suo esempio.
    Un giorno un missionario partì per l'Africa, non era a conoscenza della lingua del luogo, ma doveva andare li per evangelizzare. Quando arrivò al paese, non riuscendo a comunicare nella loro lingua, si adoperò in tutti i modi nel mutuo aiuto verso gli indigeni. Curava, puliva, cuciva, cucinava...pregava...aiutava...
    Un giorno, approdò in quel luogo un altro missionario, che nella lingua locale iniziò a predicare di Gesù. Ad un certo punto un ragazzino disse:" Io conosco colui del quale parli..." Naturalmente il missionario incuriosito, pensava fosse un pò pazzo. E continuò a predicare, il ragazzino ancora una volta ripeté la stessa cosa e poi vi aggiunse:" Se vuoi te lo faccio conoscere." A quel punto il missionario toccato nella sua curiosità, gli chiese di portarlo da Gesù. Sorpresa! Gesù era il missionario che tempo prima, la stessa missione a cui apparteneva anche lui, mandò in quel villaggio. Gesù era li, tangibile e vivente nei gesti di quel missionario che non conosceva la lingua del popolo straniero, ma che ben conosceva la lingua di Gesù. Dio ci aiuti ad essere così.....Luisa Lauretta

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